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Provocazione o interesse pubblico?
In questi giorni appare in tutta la sua evidenza il problema del traffico veicolare e il corrispondente pericolo per i pedoni sul Corso Rosmini. Ormai dagli anni 80, passando poi dai vari comitati creatisi sul tema, l’attenzione e la preoccupazione per l’aumento del traffico a Rovereto è posta al centro del dibattito cittadino.
Risulta doveroso, per chiarezza della discussione, che oltre al problema si analizzino le cause, tanto per distogliersi una volta dalla italianissima modalità del lancio del sasso nascondendo poi la mano. Ad ogni azione corrisponde una reazione e se il pedone oggi è in pericolo, lo è in conseguenza di precise scelte amministrative.
La via Rebora non è stata aperta al traffico per un capriccio, ma a seguito di una precisa necessità sorta a seguito delle nuove edificazioni limitrofe.
Rovereto presenta una condizione morfologica particolare. La ferrovia a est costituisce la brusca interruzione al fluido collegamento con quella parte di Città. Ad ovest è invece l’arroccamento collinare che impedisce la circonvallazione del traffico, costringendo necessariamente a percorsi di collegamento interni, anche appunto lungo il Corso Rosmini.
E’ pur vero che è solo il moderno aumento dei veicoli privati ad aver creato il problema, che storicamente non esisteva.
Preso atto di tale condizione, esistono (ed esistevano) due modi di affrontare la situazione.
Una modalità è quella di fotografare la situazione ed adeguarsi, godendo della storica caratteristica urbanistica e delle bellezze di Rovereto ed agendo per mantenerle, tutelando uno stato di fatto e lavorando unicamente per renderlo ulteriormente usufruibile. Tale azione andava realizzata semplicemente evitando ogni e qualsiasi intervento edificatorio atto e creare ulteriori centri di attrazione al traffico veicolare.
La seconda modalità, quella purtroppo scelta e quella a parer mio devastante, è quella che la scorsa amministrazione ha assunto. Mascherandosi dietro discutibili quanto tendenziosi appelli alla “riqualificazione”, “recupero dell’esistente”, “soluzione al degrado” e “convenienza economica” ha imposto un ulteriore gravissimo carico al cuore di Corso Rosmini.
Sostituire la stazione delle corriere con un centro commerciale e residenziale è stato quanto di più malvagio, ipocrita e deturpante una amministrazione potesse compiere. Il conseguente aumento di traffico, con disagio e pericolo per i pedoni, ne è una diretta conseguenza.
In questo momento storico assistiamo ad un nuovo corso della visone urbana del costruito. Autorevoli urbanisti affermano che la nuova tendenza, nella visione dell’organizzazione di una città, possa evolversi anche ripristinando le condizioni precedenti. Per giungere ad una corretta e vivibile fruizione delle città è necessario anche pensare all’abbattimento di quanto edificato.
Se si è in grado di cogliere il bisogno della collettività allora si può senza remore parlare di demolizione, di restituzione alla condizione di usufruibilità dei siti cittadini.
E’ forse intesa come provocatoria la proposta, anche alla luce del fatto che ci troviamo di fronte a una struttura appena edificata. E’ però certo che se al centro degli interessi c’è il cittadino e il suo diritto prioritario a godere della sua Città, nulla può essere precluso.
In poche parole se oggi il cittadino/pedone è in pericolo, a causa di un elevatissimo traffico veicolare causato da abuso nella costruzione ed utilizzo degli spazi, la soluzione è ridare quegli spazi al cittadino.
Inquinamento Rio Coste
La soluzione è semplice: nessuna azienda deve scaricare nel Rio Coste nessun tipo di rifiuto o liquido. Ogni scarico ammesso determina una situazione di mancato controllo: se posso versare acqua pulita significa che ho uno scarico attivo nel quale, volontariamente o meno, posso far confluire qualsiasi tipo di porcheria.
Egregio Signor
Sindaco
Comune di Rovereto
Domanda di attualità sulla tutela ambientale del Rio Coste
A fine 2009 e inizio 2010 mi interessavo più volte della questione relativa all’inquinamento del Rio Coste.
A seguito di una mia prima interrogazione, veniva interessata l’Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente. La risposta confermava lo stato di precarietà da inquinanti. Erano stati misurati elevati valori di COD, ossia la necessità di maggiori quantità di ossigeno per ossidare le sostanze inquinanti scaricate nel Rio. Veniva dunque certificata una grande difficoltà all’autodepurazione delle acque.
La legge italiana consente (o consentiva) lo scarico in acque superficiali (fiumi, ecc.) con un limite ammesso pari a 125 mg/L. di COD. Acque aventi valori superiori devono essere previamente trattate in modo da rimuoverne gli inquinanti.
Nonostante tali normative, durante il 2009 si erano registrate misurazioni sino a 1960 mg per litro e quindi maggiori di quasi 16 volte rispetto al valore limite (125 mg/L).
In particolare alcune analisi svolte da APPA durante il 2009 ed effettuate presso il campionatore automatico della Ditta Sandoz mostravano che il parametro del COD aveva superato il limite fissato dalle norme vigenti per uno scarico in acqua superficiale e rilevavano presenze di fanghi in superficie.
Alla richiesta di determinare il grado di rischio per la popolazione mi si rispondeva che siccome “ l’acqua del Rio Coste non ha utilizzi ricreazionali o di altro genere tali da metterla in correlazione diretta con le attività umane” non venivano rilevati elementi di rischio sanitario.
Con un successivo intervento lamentavo la difficoltà ad accettare il principio che si definisca pericoloso un inquinamento solo se contatta abitualmente le persone.
Sottolineavo anche come il Rio Coste sfoci in Adige e che tale fiume consegua una correlazione diretta con centinaia di migliaia di persone sino al suo sbocco in mare.
Tale preoccupazione non riceveva ulteriori approfondimenti e risposte che venivano meno anche per il termine del mio precedente mandato come Consigliere comunale.
Non so se per mia disattenzione, o per reale oblio nell’attenzione ambientale, ma nei cinque anni trascorsi non ho mai sentito evidenziarsi problemi nel Rio Coste. Sembra quasi che l’inquinamento dello stesso corso d’acqua sia ad inseguire il sottoscritto come una maledizione, che riappare ora solo e puntuale, nel momento in cui torno a ricoprire la carica di Consigliere comunale.
In questi giorni un fenomeno inquinante, definito incidentale, ha riguardato nuovamente la Ditta Sandoz e il Rio Coste. Per stessa ammissione dell’Azienda si tratterebbe di un malfunzionamento di una valvola che “avrebbe fatto uscire una piccola quantità di fanghi”.
Credo nel principio che “chi non fa nulla non crea danni” ed è dunque possibile ed ammissibile che in un’azienda che lavora succedano incidenti. E’ possibile che anche gli sversamenti del 2009 siano stati conseguenti a incidenti.
Ciò che ritengo inaccettabile è che tali incidenti risultino fatali per il Rio Coste.
Ciò che non è ammissibile è che ogni sversamento incontrollato finisca nel Rio anziché essere contingentato e contenuto in luoghi e strutture interne all’azienda stessa.
Non è ammissibile che il Rio Coste diventi la valvola di sfogo naturale della fuoriuscita di “una piccola quantità di fanghi”. Un piccolo incidente potrebbe malauguratamente diventare un grande incidente, potrebbe (senza riferimenti ad alcuno) diventare magari un incidente voluto e magari temporalmente accadere di notte, quando nessuno si accorge del fatto e della provenienza degli inquinanti.
In casa nostra nessuno posizionerebbe una valvola di scarico di acque luride sopra un luogo igienicamente protetto, come ad esempio una cucina. Immaginate cosa accadrebbe se la valvola si aprisse involontariamente mentre state sfornando le lasagne! Allo stesso modo è necessario che un’azienda chimica non posizioni i suoi impianti con un naturale sfogo nel Rio Coste. Devono essere previsti bacini o contenitori che non abbiano accesso al corso d’acqua e dai quali eventuali sostanze sversate possano essere recuperate, gestite e non riversate nell’ambiente.
Chiedo la condivisione e offro tali ragionamenti alla riflessione della nostra Amministrazione, affinché si proceda celermente a rivisitare i criteri di autocontrollo delle aziende e si attivi una modalità che renda impossibile qualunque sversamento, sia in condizioni normali che incidentali, nel Rio Coste.
Rovereto, 11 luglio 2015
Ruggero Pozzer
Consigliere comunale – Verdi Rovereto