PISTE CICLABILI PERICOLOSE: La mia proposta vuole limitare la velocità solo in presenza di bambini e pedoni, anziani. E che la responsabilità sia a carico di chi sopraggiunge veloce, come sulle piste da sci. I 10 Km/h sono solo una proposta; il senso è quello di garantire sicurezza.
L’ INTERROGAZIONE
Gent.ma Signora
Presidente del Consiglio Comunale
Egregio Signor Sindaco
Comune di Rovereto
Interrogazione a risposta orale in Aula
Pericoli sulla pista ciclo pedonale dell’Adige
Con l’inizio della bella stagione la pista ciclo pedonale del lungo Adige diventa riferimento per numerose “categorie sociali” di persone, in bici o a piedi.
Tra i ciclisti, si va dal turista proveniente da lontano al bambino con le rotelle al seguito dei genitori, da chi si sposta per lavoro a chi si allena in maniera professionale, da chi pedala in modalità passeggio a chi invece lo fa guardando il panorama. Tra i pedoni chi corre allenandosi in resistenza, gruppi a passeggio, bambini con mamme anche con carrozzina, ecc.
La convivenza di dette categorie in un unico luogo, largo a tratti appena un paio di metri, comporta una necessaria tutela e norme certe per la prevenzione di incidenti.
Mi vengono invece costantemente riferiti accadimenti spiacevoli che si manifestano frequentissimi. Di fatto non esiste persona, di alcuna delle categoria descritte, che avendo usufruito della pista ciclabile dell’Adige, non abbia assistito, o subito (o causato), episodi di contenzioso a seguito di situazioni di pericolo.
La maggior parte delle spiacevoli e pericolose situazioni ha sempre come motivo scatenante la velocità e di conseguenza la bicicletta. Se è vero che la pista ciclo pedonale deve essere utilizzata tenendo la destra, sia a piedi ( a piedi secondo CdS e senza marciapiede è a sinistra) che in bici, è altrettanto vero che è compito del sopraggiungente più veloce il mettere in campo azioni preventive. Tali norme sono ambedue spesso disattese.
Ciò che accade spesso è che chi sopraggiunge in bici, ad alta velocità, instaura una gara di slalom nella quale a fare da paletti sono pedoni, bambini o ciclisti più lenti. La corsa ad ostacoli è di sovente accompagnata da urla e invettive e personalmente ho udito frasi ingiuriose urlate in velocità. Le risposte, di chi viene quasi investito, non mancano e la lite viene meno solo perché gli uni si allontanano dagli altri velocemente.
Non conosco la frequenza di incidenti ma immagino siano consistenti, vista la mole di traffico che si affida a tali comportamenti.
Ritengo dunque assolutamente necessario che a tale situazione si ponga rapido rimedio, prevenendo così sicuri incidenti, anche gravi.
Da professionista dello sport comprendo perfettamente che, chi pratica la bici ad ogni livello sportivo, abbia la necessità di allenamenti di “continuità” che mantengano determinate condizioni fisiologiche a lungo. Ciò comporta che un biker, che sopraggiunge a grande velocità, non “abbia voglia” di rallentare perché varierebbero le necessarie funzioni performanti e verrebbe meno lo scopo dell’allenamento stesso.
Tale necessità sportiva non può però generare frequenti situazioni di pericolo.
Credo pertanto che il citato slalom veloce vada assolutamente evitato e che chi cerca un allenamento lungo, di resistenza, debba scegliere i momenti in cui la ciclabile è libera. Sarà cura di chi si allena programmare, nei giorni di alta densità, allenamenti a “ripetizioni” in modo da non subire soluzioni alla preparazione, pur potendo rallentare e riprendere con frequenza la propria velocità.
Questa è la soluzione che propongo all’attenzione dell’Amministrazione.
Non stabilire limiti di velocità assoluti, ma ordinare che la limitazione della velocità avvenga sempre in presenza di soggetti più lenti, o ingombranti la pista ciclo pedonale stessa. Fissare tale limite a 10 Km orari (o meno), velocità che permette una sufficiente garanzia di manovra, o frenata sicura in caso di ostacolo imprevisto. In conseguenza e aggiunta stabilire la regola che la responsabilità sia comunque a carico del sopraggiungente a velocità maggiore.
In questo periodo l’amministrazione sta proponendo un innovativo e straordinario strumento di partecipazione democratica ai cittadini, per stabilire assieme le regole di convivenza comune. Il tema su proposto è assolutamente degno di tale confronto. Rimane l’urgenza di intervenire prontamente e dunque il tema, seppur possa e debba essere inserito in tale dibattito, necessita preventivamente di soluzione urgentissima.
Secondo tali premesse interrogo quindi l’Amministrazione rispetto a come voglia porre rapida soluzione alla problematica esposta.
Rovereto, 10 luglio 2016 Ruggero Pozzer
GIORNALI
Ho riscontrato grande interesse in merito all’interrogazione proposta sul tema della sicurezza sulla pista ciclabile dell’Adige. L’argomento ha suscitato tantissimi riscontri positivi a indicare quanto sia necessario intervenire nel merito.
Alcuni commenti, sui social networks, sono invece stati critici. Trascurando l’interesse di coloro che oramai puntualmente scrivono in maniera oppositiva, comunque e a prescindere, magari spesso da una posizione di anonimato, vale la pena rispondere a coloro che hanno sollevato puntuali critiche, anche decise e non sempre cortesi ma almeno costruttive.
Mi sento in dovere di evidenziare i contenuti del testo proposto che a volte risulta facilmente travisato da una lettura superficiale.
Prima di tutto il motivo scatenante tale proposta e che va evidenziato.
Non più tardi di qualche giorno or sono, sulla pista ciclo pedonale dell’Adige appena a nord di Borgo Sacco, assistevo al passaggio di una coppia di ciclisti, non agonisti ma a velocità elevata. All’incrocio con una signora che in quel momento non stava tenendo la mano al figlio di circa 5 anni, il primo dei due, senza frenare ma solo smettendo per un attimo di pedalare, imprecava verso la signora invitandola sgarbatamente a tenere la mano al bambino altrimenti la volta successiva gli sarebbe “passato sopra”.
E qui sorge il quesito. Chi è in torto?
Prima possibilità: Senza dubbio il torto è dalla parte della signora che non rispetta la regola del lasciare libero lo spazio e del prevenire incidenti tenendo la mano.
Seconda possibilità: Il ciclista, visto un bambino libero e per prevenire un incidente doveva comunque frenare salvo poi richiedere, magari cortesemente, il rispetto della regola al pedone.
Terza possibilità: Basterebbe un po’ di buon senso da entrambe le parti.
Quale è quella giusta? A mio parere lo sono tutte e tre!
La mia riflessione non riguarda il rispetto di regole che già esistono ma la lettura di ciò che invece succede regolarmente e che è ciò che ho descritto. Situazioni ripetute dove la prepotenza, mischiata al non rispetto delle regole e alla frequente mancanza di buonsenso, procurano continui contenziosi e pericoli.
Pertanto voglio tranquillizzare chi ha inteso una difesa dei pedoni sempre in mezzo. E’ un problema esistente e che va assolutamente educato e all’occorrenza sanzionato.
Voglio anche tranquillizzare coloro che ai 10 orari hanno paura di dover spingere la bici a mano. Il limite riguarderebbe solo la presenza anteriore di persone più lente di tale velocità. A pista libera ognuno può tranquillamente mantenere la velocità preferita.
Una bicicletta con a bordo un adulto a velocità media può uccidere un bambino o creare gravi danni ad un adulto.
Il buonsenso è spesso assente e le norme trasgredite da troppi.
Credo dunque che le amministrazioni esistano per evitare che tali pericoli si realizzino.
Se qualcuno ha proposte migliori, ma realizzabili nel rispetto di tutti i frequentatori delle piste ciclo pedonali, è ben accetto.