Provocazione o interesse pubblico?

2016-01-08 TN abbattimento

In questi giorni appare in tutta la sua evidenza il problema del traffico veicolare e il corrispondente pericolo per i pedoni sul Corso Rosmini. Ormai dagli anni 80, passando poi dai vari comitati creatisi sul tema, l’attenzione e la preoccupazione per l’aumento del traffico a Rovereto è posta al centro del dibattito cittadino.

Risulta doveroso, per chiarezza della discussione, che oltre al problema si analizzino le cause, tanto per distogliersi una volta dalla italianissima modalità del lancio del sasso nascondendo poi la mano. Ad ogni azione corrisponde una reazione e se il pedone oggi è in pericolo, lo è in conseguenza di precise scelte amministrative.
La via Rebora non è stata aperta al traffico per un capriccio, ma a seguito di una precisa necessità sorta a seguito delle nuove edificazioni limitrofe.

Rovereto presenta una condizione morfologica particolare. La ferrovia a est costituisce la brusca interruzione al fluido collegamento con quella parte di Città. Ad ovest è invece l’arroccamento collinare che impedisce la circonvallazione del traffico, costringendo necessariamente a percorsi di collegamento interni, anche appunto lungo il Corso Rosmini.
E’ pur vero che è solo il moderno aumento dei veicoli privati ad aver creato il problema, che storicamente non esisteva.

Preso atto di tale condizione, esistono (ed esistevano) due modi di affrontare la situazione.
Una modalità è quella di fotografare la situazione ed adeguarsi, godendo della storica caratteristica urbanistica e delle bellezze di Rovereto ed agendo per mantenerle, tutelando uno stato di fatto e lavorando unicamente per renderlo ulteriormente usufruibile. Tale azione andava realizzata semplicemente evitando ogni e qualsiasi intervento edificatorio atto e creare ulteriori centri di attrazione al traffico veicolare.
La seconda modalità, quella purtroppo scelta e quella a parer mio devastante, è quella che la scorsa amministrazione ha assunto. Mascherandosi dietro discutibili quanto tendenziosi appelli alla “riqualificazione”, “recupero dell’esistente”, “soluzione al degrado” e “convenienza economica” ha imposto un ulteriore gravissimo carico al cuore di Corso Rosmini.
Sostituire la stazione delle corriere con un centro commerciale e residenziale è stato quanto di più malvagio, ipocrita e deturpante una amministrazione potesse compiere. Il conseguente aumento di traffico, con disagio e pericolo per i pedoni, ne è una diretta conseguenza.

In questo momento storico assistiamo ad un nuovo corso della visone urbana del costruito. Autorevoli urbanisti affermano che la nuova tendenza, nella visione dell’organizzazione di una città, possa evolversi anche ripristinando le condizioni precedenti. Per giungere ad una corretta e vivibile fruizione delle città è necessario anche pensare all’abbattimento di quanto edificato.
Se si è in grado di cogliere il bisogno della collettività allora si può senza remore parlare di demolizione, di restituzione alla condizione di usufruibilità dei siti cittadini.
E’ forse intesa come provocatoria la proposta, anche alla luce del fatto che ci troviamo di fronte a una struttura appena edificata. E’ però certo che se al centro degli interessi c’è il cittadino e il suo diritto prioritario a godere della sua Città, nulla può essere precluso.
In poche parole se oggi il cittadino/pedone è in pericolo, a causa di un elevatissimo traffico veicolare causato da abuso nella costruzione ed utilizzo degli spazi, la soluzione è ridare quegli spazi al cittadino.

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