Inquinamento Rio Coste

La soluzione è semplice: nessuna azienda deve scaricare nel Rio Coste nessun tipo di rifiuto o liquido. Ogni scarico ammesso determina una situazione di mancato controllo: se posso versare acqua pulita significa che ho uno scarico attivo nel quale, volontariamente o meno, posso far confluire qualsiasi tipo di porcheria.

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2015-07-13 AD rio coste 001


Egregio Signor

Sindaco

Comune di Rovereto

Domanda di attualità sulla tutela ambientale del Rio Coste

A fine 2009 e inizio 2010 mi interessavo più volte della questione relativa all’inquinamento del Rio Coste.

A seguito di una mia prima interrogazione, veniva interessata l’Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente. La risposta confermava lo stato di precarietà da inquinanti. Erano stati misurati elevati valori di COD, ossia la necessità di maggiori quantità di ossigeno per ossidare le sostanze inquinanti scaricate nel Rio. Veniva dunque certificata una grande difficoltà all’autodepurazione delle acque.

La legge italiana consente (o consentiva)  lo scarico in acque superficiali (fiumi, ecc.) con un limite ammesso pari a 125 mg/L. di COD. Acque aventi valori superiori devono essere previamente trattate in modo da rimuoverne gli inquinanti.

Nonostante tali normative, durante il 2009 si erano registrate misurazioni sino a 1960 mg per litro e quindi maggiori di quasi 16 volte rispetto al valore limite (125 mg/L).

In particolare alcune analisi svolte da APPA durante il 2009 ed effettuate presso il campionatore automatico della Ditta Sandoz mostravano che il parametro del COD aveva superato il limite fissato dalle norme vigenti per uno scarico in acqua superficiale e rilevavano presenze di fanghi in superficie.

Alla richiesta di determinare il grado di rischio per la popolazione mi si rispondeva che siccome   “ l’acqua del Rio Coste non ha utilizzi ricreazionali o di altro genere tali da metterla in correlazione diretta con le attività umane” non venivano rilevati elementi di rischio sanitario.

Con un successivo intervento lamentavo la difficoltà ad accettare il principio che si definisca pericoloso un inquinamento solo se contatta abitualmente le persone.

Sottolineavo anche come il Rio Coste sfoci in Adige e che tale fiume consegua una correlazione diretta con centinaia di migliaia di persone sino al suo sbocco in mare.

Tale preoccupazione non riceveva ulteriori approfondimenti e risposte che venivano meno anche per il termine del mio precedente mandato come Consigliere comunale.

 

Non so se per mia disattenzione, o per reale oblio nell’attenzione ambientale, ma nei cinque anni trascorsi non ho mai sentito evidenziarsi problemi nel Rio Coste. Sembra quasi che l’inquinamento dello stesso corso d’acqua sia ad inseguire il sottoscritto come una maledizione, che riappare ora solo e puntuale, nel momento in cui torno a ricoprire la carica di Consigliere comunale.

 

In questi giorni un fenomeno inquinante, definito incidentale, ha riguardato nuovamente la Ditta Sandoz e il Rio Coste. Per stessa ammissione dell’Azienda si tratterebbe di un malfunzionamento di una valvola che “avrebbe fatto uscire una piccola quantità di fanghi”.

Credo nel principio che “chi non fa nulla non crea danni” ed è dunque possibile ed ammissibile che in un’azienda che lavora succedano incidenti. E’ possibile che anche gli sversamenti del 2009 siano stati conseguenti a incidenti.

Ciò che ritengo inaccettabile è che tali incidenti risultino fatali per il Rio Coste.

Ciò che non è ammissibile è che ogni sversamento incontrollato finisca nel Rio anziché essere contingentato e contenuto in luoghi e strutture interne all’azienda stessa.

Non è ammissibile che il Rio Coste diventi la valvola di sfogo naturale della fuoriuscita di “una piccola quantità di fanghi”.  Un piccolo incidente potrebbe malauguratamente diventare un grande incidente, potrebbe (senza riferimenti ad alcuno) diventare magari un incidente voluto e magari temporalmente accadere di notte, quando nessuno si accorge del fatto e della provenienza degli inquinanti.

 

In casa nostra nessuno posizionerebbe una valvola di scarico di acque luride sopra un luogo igienicamente protetto, come ad esempio una cucina. Immaginate cosa accadrebbe se la valvola si aprisse involontariamente mentre state sfornando le lasagne! Allo stesso modo è necessario che un’azienda chimica non posizioni i suoi impianti con un naturale sfogo nel Rio Coste. Devono essere previsti bacini o contenitori che non abbiano accesso al corso d’acqua e dai quali eventuali sostanze sversate possano essere recuperate, gestite e non riversate nell’ambiente.

 

Chiedo la condivisione e offro tali ragionamenti alla riflessione della nostra Amministrazione, affinché si proceda celermente a rivisitare i criteri di autocontrollo delle aziende e si attivi una modalità che renda impossibile qualunque sversamento, sia in condizioni normali che incidentali, nel Rio Coste.

 

Rovereto, 11 luglio 2015

Ruggero Pozzer

Consigliere comunale – Verdi Rovereto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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