Sindaci e sindaci

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http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/politica/1021-sindaci-e-no-aspettando-le-elezioni-a-rovereto-e-tempo-di-bilanci

ROVERETO – L’anno sta per finire e piano piano anche diverse amministrazioni comunali sia avvicinano alla conclusione del mandato. È tempo di bilanci, quindi cresce l’interesse soprattutto nel Comune di Rovereto, città che, curiosamente, con i suoi sindaci uscenti non è mai stata molto benevola: nessuno, infatti, è stato riconfermato nel ruolo di primo cittadino per più di una legislatura.

Ruggero Pozzer (Verdi Vallagarina) ha vissuto molto da vicino, da consigliere comunale, le due legislature precedenti, quella di Roberto Maffei e quella di Guglielmo Valduga. «In quest’ultima – racconta –, grazie a norme elettorali discutibili, ne sono uscito. Alle elezioni, pur militando nel piccolo partito dei Verdi, ho ricevuto 185 preferenze. Più di tutti (tranne uno) quelli che diventeranno poi gli attuali assessori comunali. Penso pertanto di conoscere bene la macchina, politica e amministrativa, roveretana».

Pozzer ricorda bene la gestione del sindaco Maffei: «Roberto era ed è persona schietta, come me proveniente dal mondo agricolo e pertanto legata a tradizioni e consuetudini, pur con l’apertura innovativa. Non sempre si era in accordo, soprattutto sulle scelte urbanistiche, ma dopo discussioni approfondite ciò che era deciso veniva mantenuto. Un sindaco di parola e vicino alla gente, come peraltro veniva da molti definito».

Ma secondo Ruggero Pozzer, anche Valduga aveva grande carisma col quale conduceva il suo gruppo di Civici. «Non facendo parte di questi suoi, ho spesso contrastato un suo metodo troppo decisionista. Dai banchi delle opposizioni però, frequentemente tacevo, apprezzando in cuor mio alcune scelte, anche difficili, che Valduga sapeva motivare dall’alto della sua grande cultura. Non posso dire ci fosse tra noi grande affinità sui temi dell’ambiente, ma almeno era privo di ipocrisia e anche con lui, ciò che era deciso o enunciato, poi era messo in campo senza finzioni».

E dopo Valduga, le considerazioni di Pozzer si spostano su Andrea Miorandi, a suo tempo definito la «giovane speranza» della politica roveretana, e qui si fanno più amare. «Miorandi si presentava nel 2010 con slogan altisonanti circa tante grandi cose da realizzare. Si spacciava come attento alla gente, ai rioni, all’ambiente, alla viabilità e a mille altre cose lanciate con slogan ripetuti, che ancor oggi risuonano sui mezzi di comunicazione. L’esito è sotto gli occhi di tutti: Rovereto ha le casse vuote nonostante non si veda nulla di nuovo ed è incapace di affrontare anche la normale gestione. I pochi soldi a disposizione sono stati gettati in opere inutili e dannose e nella ricerca di visibilità prezzolata. Ultima la certificazione Emas, pagata oltre 80.000 euro. A cosa serve è presto detto. Miorandi ha promesso una città “green” e non riuscendoci, con i nostri denari compra un diploma, ottenuto comunque grazie ad un lavoro di qualità sulla Città che poco deriva dal suo agire».

Pozzer nutre delle grosse riserve sul metodo scelto da Miorandi, che egli classifica come «apparire anziché fare». In questi anni si è scontrato ed ha scontentato tutti gli interlocutori. Impositivo con il mondo economico e commerciale, supponente con le circoscrizioni che richiedevano attenzione ai rioni, arrogante nelle interlocuzioni pubbliche, lontano da chi richiedeva attenzione se non c’era il giornalista presente. Vuoto di capacità politiche e amministrative, rispetto a Maffei e Valduga e in gergo calcistico, non tocca palla».

Giada Vicenzi

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