Comuni e referendum: ora tocca a Rovereto.

E’ un periodo di intenso lavoro nelle istituzioni locali per l’avvicinamento tra le proposte di partecipazione diretta dei cittadini e le scelte amministrative. Tradotto in termini più leggibili significa l’approfondimento di facilitazioni nell’indizione dei referendum comunali e nella presa di coscienza della loro importanza democratica e sociale.

A Trento l’esito dei lavori del Consiglio Comunale del 5 dicembre scorso è stato deludente. Chi sperava in un’apertura dell’Istituzione municipale alle istanze dei suoi cittadini, non ha avuto soddisfazione. E’ stato abbassato il quorum al 30% lasciando in pratica la medesima scarsa possibilità di successo allo strumento democratico. E’ stato inoltre più che raddoppiato il numero di firme necessario per l’indizione del referendum.

Migliore l’esito dei lavori a Vicenza che dal 9 gennaio 2013 si presenta come il primo grande Comune d’Italia che ha abolito il quorum referendario. In tal modo si permette all’esito di essere vincolante, nonostante l’eventuale scarsa civiltà di chi non va a votare.

E’ un grande risultato democratico ma ancora da migliorare. Troppe le 5.000 sottoscrizioni necessarie per la presentazione del quesito. Chi non è mai stato in piazza, magari d’inverno al freddo, a raccogliere firme, non può capire cosa significa l’enormità di 5.000 sottoscrizioni, ciascuna cercata, compilata dei dati completi, sottoscritta e autenticata. Il tutto in tempi ristretti e alla presenza di un certificatore abilitato e non sempre disponibile.

Non è buona cosa questa grande difficoltà per indire un referendum. Sembra ancora che il referendum sia un nemico da temere, invece che una semplice possibilità del popolo di esprimersi liberamente. Sembra ancora che “istituzionalmente” permanga la paura che il cittadino, qualora possa esprimersi in maniera vincolante per le amministrazioni, possa togliere “potere alla casta”!

Oltre alla difficoltà per indire il referendum, il nuovo Statuto di Vicenza prevede tantissime limitazioni rispetto agli argomenti proponibili. Il cittadino è esautorato dal decidere su argomenti riguardanti Statuto e regolamenti comunali, tariffe e tributi per beni e servizi, rifiuti, bilanci, aziende speciali comunali, nomine, espropriazioni, situazioni aventi natura patrimoniale, programmi di Giunta. E’ poi imposto di indire i referendum in concomitanza di elezioni nazionali o regionali. La necessità di risparmiare risorse con l’accorpamento di più votazioni è positiva, ma si presta a posticipare i tempi referendari, nel caso in cui non si presentino elezioni a breve. L’“election day” è un ottimo strumento di risparmio economico ma non può bloccare troppo a lungo, magari per alcuni anni, la libera espressione della gente.

Altre e poco limpide sono le limitazioni all’esito dei risultati referendari, rimaste nel testo votato dal Consiglio Comunale di Vicenza.

Il primo buon risultato democratico ottenuto a Vicenza, dovrà dunque essere ancora migliorato, rendendolo più effettivamente conforme alla volontà popolare.

Questa sera sarà poi il turno di Rovereto dove un gruppo di cittadini, tra i quali il sottoscritto, ha raccolto le firme necessarie per impegnare il Consiglio Comunale con la proposta di iniziativa popolare “Quorum zero e più democrazia”. L’obiettivo è permettere ai roveretani di esprimersi, con esito certo, su argomenti di interesse della Città. E’ inoltre richiesto che il numero delle firme, necessarie per la presentazione del referendum, sia limitato a una quantità che renda umanamente possibile il lavoro, prestato per lo più da semplici comitati di cittadini desiderosi di avanzare le loro proposte.

Qualora le richieste venissero accolte, Rovereto potrebbe ambire al titolo di Comune attento alle istanze popolari, come già succede a Villa Lagarina che già dal 2009 ha abolito il quorum.

Non è però scontato un esito positivo. Anche a Rovereto permane una diffidenza nei confronti degli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini.

Comunque vadano le cose, a Rovereto e ovunque, appare inarrestabile il percorso della democrazia diretta, pur se affiancata a quella rappresentativa che non può perdere il suo ruolo.

Il calo di valore e di credibilità nei confronti delle istituzioni potrà essere “curato” unicamente con questa rivoluzione civile, il diretto coinvolgimento della gente nelle scelte più importanti che la riguardano.

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