Il canile di Rovereto sta facendo discutere e preoccupare le Associazioni protezionistiche degli animali.
L’amministrazione comunale ha recentemente presentato un bando per la gestione della struttura, ma nessuno si è presentato. Ascoltando le varie associazioni si recepisce che il problema sta nei termini economici dell’appalto. Con una cifra di poco superiore ai 70.000 Euro annui, come quella offerta dal Comune di Rovereto, non si possono accondiscendere le numerose richieste iscritte nel bando di gara.
Con tale cifra si impone che il gestore assuma due dipendenti, abbia disponibilità in ogni momento di un veterinario, prenda in carico numerose incombenze burocratiche, paghi luce, gas e acqua, acquisti un mezzo di trasporto animali omologato per lo scopo, curi le manutenzioni della struttura, acquisti cibo, medicine e quanto serve per gli animali ecc.
Saremmo dunque di fronte ad un tentativo di economizzare sulla pelle degli animali e degli animalisti che lamentano la poca attenzione al loro impegno. E’ infatti da considerare che al canile di Rovereto hanno sempre prestato servizio numerosi volontari, animati solo da amore per gli animali. Tali volontari non ammettono che il loro impegno venga considerato come una opportunità lucrativa per l’amministrazione. Affermano che il volontariato non deve essere confuso con la gestione della struttura ma come un servizio accessorio teso solo a migliorare il benessere degli ospiti al canile. Ciò significa che un volontario deve recarsi al canile per accarezzare, giocare e passeggiare con gli animali. Della gestione, pulizia, manutenzione deve invece occuparsi personale impiegato e remunerato per tali incombenze. Ma con la cifra proposta, nessun amico degli animali si è sentito di garantire un simile impegno.
Gli animalisti lamentano anche di non essere stati coinvolti nella progettazione della struttura. L’amministrazione del Sindaco Maffei aveva progettato una struttura più grande ed adatta ad ospitare un numero maggiore di animali. Erano presenti maggiori strutture coperte anche a vantaggio di chi nel canile deve lavorare d’estate ma anche d’inverno. I box dei cani erano di dimensioni adeguate e razionalmente distribuiti.
Con l’avvento della nuova amministrazione si è proceduto alla revisione del progetto con l’intenzione di operare un risparmio. Le dimensioni e la capienza della struttura sono state ridotte cosi come la disponibilità di spazi coperti. Lamentano le associazioni che chi lavorerà al canile avrà ampi spazi aperti da percorrere ogni giorno sotto il sole e la pioggia. Le disposizioni degli spazi sono poco rispettose dei bisogni etologici. Ad esempio l’area di sgambamento sarebbe a ridosso delle gabbie e quindi esposta ai frequenti contenziosi tra animali. Le gabbie stesse sono di minima dimensione, adatte solo a cani di piccola taglia e talmente strette da non permettere l’inserimento di cucce, costringendo le bestiole a dormire per terra. Le porte e strutture di lamiera economica, sarebbero poi delle casse armoniche che al latrare dei cani amplificherebbero il rimbombo, rendendo nervosi gli animali. Le separazioni previste tra gabbie sarebbero poi di altezze troppo ridotte e permetterebbero il loro scavalco.
Una tale situazione ha permesso agli animalisti in visita di paragonare la struttura ad una “Guantanamo for dog”.
Per quanto riguarda il risparmio ipotizzato dall’amministrazione si sottolinea che ad una previsione iniziale di 700.000 € si è passati ad una cifra che raggiungerebbe il 1.170.000 € per una struttura che necessiterà presto di ulteriori migliorie. Un simile aumento di spesa non si spiega con i normali aumenti in corso d’opera, ma si configura con una preventiva sottostima, forse volutamente affermata per motivi demagogici e politici (noi siamo i più bravi!), salvo poi manifestarsi nella sua inconsistenza in termini razionali.
Le contrapposizioni descritte, sia per la realizzazione della struttura che per la sua gestione, mettono in evidenza una grande necessità.
Bisogna che ad uno stesso tavolo si siedano finalmente amministratori ed associazioni animaliste affinché la questione non venga liquidata, come una scomoda incombenza dagli uni ed una continua rivendicazione dagli altri, ma che assecondi la necessità di razionalizzare la spesa pubblica con la possibilità di accudire degnamente gli animali. Ciò è possibile, alla fine basta solo parlare e confrontarsi.